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Tracce per il Baccalaureato
a.a. 2020-2021

giovedì 15 Aprile 2021
  1. Le narrazioni evangeliche sul ministero di Gesù attestano di un processo progressivo di rivelazione della sua identità e della sua coscienza filiale. In esso è consentito pure un accesso alla comprensione della struttura trinitaria dell’economia della salvezza, nella quale l’unità e la pluralità si mostrano come connotati dell’in sé di Dio prima ancora che del suo pro nobis. La loro correlazione, interpretata secondo modelli differenti e plurali, pone in evidenza la necessità di dare ragione della coesistenza di comunione e gerarchia in Dio, per poter poi legittimare l’assunzione del mistero trinitario come grammatica di tutto il mistero cristiano di salvezza. Della Trinità è “peculiare riflesso” la famiglia, in cui coesistono unità e distinzione, ben sapendo, tuttavia, che «il matrimonio come segno implica un processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio» (AL 122).
 
  1. Elemento originario dell’antropologia cristiana è che Dio si interessa dell’uomo riabilitandolo da una situazione che ne compromette il valore e lo espone al fallimento, e proponendosi come alleato, garante e rivelatore del valore della sua identità/libertà. La soteriologia porta allo scoperto il teandrismo del Dio di Gesù, rivelando pure il versante antropologico della economia della salvezza. Da tale versante l’uomo è riconoscibile come destinatario della “cura” di Dio: e questo mediante una corretta intelligenza del rapporto tra cristologia e antropologia. Da questo rapporto sgorga la comprensione dell’innata vulnerabilità umana, presupposto per rifondare l’etica nel segno della relazione e del “prendersi cura”. L’agire salvifico di Dio, infine, centrato nel mistero di Gesù Cristo rivela l’uomo come “predestinato” in e a Cristo. La salvezza offerta da Dio in Cristo domanda un partner responsabile; a questi è dato il dono di rispondere in modo efficace.
 
  1. L’azione salvifica di Dio in Cristo illumina un presupposto che è ancora azione di Dio: la creazione, principio di cui l’uomo non può disporre. Dio risulta per l’uomo permanente fondamento e promessa, colui che lo istituisce come destinatario del mondo e suo responsabile. L’antropologia teologica illustra l’“alterità” del mondo come possibilità di comunione e come chiamata a essere in Cristo, a prendere i suoi tratti filiali. Così Dio è riconosciuto altro dal mondo, per il mondo, del mondo e l’uomo si riconosce chiamato alla comunione con Dio tramite le realtà create, di cui si sa custode. “L’azione della Chiesa non solo cerca di ricordare il dovere di prendersi cura della natura, ma al tempo stesso «deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso»” (Laudato sì, 79).
 
  1. La proposta di salvezza da parte di Dio e la sua realizzazione in Cristo portano alla luce la ragione del male di cui l’uomo soffre e del quale egli stesso si trova complice. L’interrogativo circa l’origine del male trova nella azione liberante di Dio una sua fondamentale decifrazione. La libertà può pervertire il dono (di essere figlio e crescere in relazione filiale e fraterna) in tentazione autarchica. “La libertà umana può offrire il suo intelligente contributo verso un’evoluzione positiva, ma può anche aggiungere nuovi mali, nuove cause di sofferenza e momenti di vero arretramento. Questo dà luogo all’appassionante e drammatica storia umana, capace di trasformarsi in un fiorire di liberazione, crescita, salvezza e amore, oppure in un percorso di decadenza e di distruzione reciproca” (Laudato sì, 79). Il perdono offerto in Cristo porta a riconoscere la velleità e il fallimento di ogni attuazione della libertà al di fuori della relazione con-per-in Cristo.
 
  1. Tutta la vita dell’uomo con la sua storia è sotto la promessa di Dio adempiuta in Cristo risorto da morte. Nella provvisorietà della sua esistenza esposta alla fine, è dato all’uomo di anticipare il suo assenso al mondo definitivo secondo Dio e di disporsi ad esso. In tal senso Cristo si mostra come realizzazione e compimento dell’uomo. Egli è il futuro dell’uomo e in lui trova senso l’esistenza escatologica nel presente, nella morte, nella parusia. In rapporto a tale parabola esistenziale la libertà umana si mostra come facoltà del definitivo. Preservare questa libertà è opera della coscienza, obbedendo alla quale l’uomo rispetta la sua dignità. La vita cristiana, in quanto “morire con Cristo”, è prolessi di vita eterna: il limite è possibilità di compimento.
 
  1. Secondo la lezione paolina, la chiesa, corpo di Cristo, pone i segni della presenza del Signore e ne vive il dinamismo (connessioni del tema corpo di Cristo con il battesimo e l’eucaristia, l’articolazione corpo-membra e capo-corpo). Elaborando la relazione tra la presenza del Signore risorto e le sue azioni sacramentali, la chiesa si comprende nel nesso dialettico tra communio sanctorum e communio sacramentorum. L’assemblea liturgica è qualificata dal suo agire sacramentale: celebra nei segni la salvezza di cui vive e di cui è a servizio. Al contempo la chiesa è perennemente chiamata a conversione, poiché la sua dimensione visibile dev’essere trasparenza del dono che è incaricata di comunicare (LG 8). La celebrazione sacramentale è, inoltre, all’origine di un impegno ecclesiale che assume come stile la gratuità e il servizio, mediante la dimostrazione di una profonda solidarietà verso tutti gli uomini, soprattutto coloro che vivono nella povertà e nell’emarginazione.
 
  1. La chiesa si costituisce attraverso un lungo processo che abbraccia l’intero evento di Gesù, nel quadro del suo porsi in continuità e compimento con Israele come popolo di Dio.
    Tale compimento implica l’apertura a tutti i popoli mediante il dono dello Spirito e l’annuncio del vangelo ad ogni uomo. Questo processo che costituisce la chiesa non è omogeneo: conosce un momento decisivo, ultimo, escatologico: la pasqua, che ne diviene chiave ermeneutica. L’evento pasquale, nel quale Gesù si attesta come il Signore e il datore dello Spirito, tramite la testimonianza apostolica, costituisce la parola/dabar che fa nascere e guida lo strutturarsi della chiesa, secondo la memoria del Signore Gesù e per la varietà dei doni del suo Spirito. È qui che si radica l’impegno sociale e politico del credente a favorire l’unità tra i popoli mediante il rispetto della dignità inviolabile di ogni essere umano, la promozione della giustizia e della pace, la ricerca del bene comune, la tutela della libertà religiosa. 
 
  1. Secondo il vissuto di Paolo (la sua chiamata all’apostolato) e la tradizione paolina, sullo sfondo del pensiero sapienziale ed apocalittico, la chiesa è a servizio della manifestazione universale e della conoscenza del mistero di Dio, esemplificandone in se stessa la logica di riconciliazione e apertura senza discriminazioni. Già nei primi secoli della sua storia la chiesa si riconosce come “luogo della verità”, e cerca di comporre nel suo comprendersi e articolarsi la tensione fra azione di Dio e risposta dell’uomo. In questa linea si situano anche i diversi accenti con cui viene interpretata l’espressione “extra ecclesiam nulla salus”. L’assemblea liturgica manifesta la chiesa che serve il mistero e da esso si lascia plasmare (per questo è soggetto organicamente strutturato). In funzione della sua missione si articolano nella chiesa carismi e ministeri diversi, come servizio al significato della verità e diaconia nei confronti della vita umana. Difendere quest’ultima significa sostenere con convinzione che «un essere umano [è] sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in se stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficolta. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno» (EG 213).
 
  1. La concezione biblica del tempo, che prende le distanze dalla visione mitica dello stesso, nel primo Testamento trova la sua radice nell’esperienza di YHWH come il Dio liberatore, che riscatta Israele dalla schiavitù, costituendolo sua proprietà e introducendolo nella terra promessa. Questa sequenza costituirà lo schema con il quale Israele interpreterà la propria storia, accentuando via via sempre più il carattere escatologico e apocalittico della stessa storia. L’adempimento delle promesse in Cristo non svuota la dimensione messianico-escatologica della salvezza. Al contrario, proprio l’escatologia diventa l’orizzonte comprensivo dell’intera rivelazione e il criterio di lettura della storia e della vita di ogni uomo. In tal senso, la bioetica, concepita già dalle sue origini come “scienza della sopravvivenza” sostiene la riflessione teologica nel ribadire la responsabilità dell’uomo nei confronti del fenomeno vita.
 
  1. L’esistenza del credente si configura come vita teologale, resa possibile in primo luogo grazie all’opera dello Spirito. In forza della sua azione, infatti, l’uomo è reso capace della vita in Cristo, reso ‘figlio nel Figlio’ e chiamato a un cammino di sequela, nel quale si realizza concretamente la conformazione a Cristo quale forma compiuta della vita cristiana, essendo lo stesso Cristo forma dell’umano. Egli, infatti, è l’evento nel quale la verità di Dio, che si comunica tutto nel Figlio, si dà nella storia come uomo e quindi come unica verità dell’umano. Ne derivano due conseguenze: l’unicità della persona di Cristo che assicura la piena corrispondenza del suo darsi nella storia con la verità (trinitaria) di Dio, e la sua qualità di evento che implica la libertà.